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Il nostro blog

Una serie continua di pubblicazioni informative

Io sono felice...io sono felice...io sono felice!

Articolo di Laura Finco.

15 maggio 2020


Mem​orie di una bambina

8 maggio 2020

In questo periodo di quarantena sono successi dei fatti che mi hanno fatto pensare profondamente a cosa ricorda un bambino, come ricorda e perché. 

Ho studiato  (vedi Daniel J. Siegel) e ora so per certo che ci sono due miti da sfatare, il primo: la memoria è come uno schedario, ricordare significa aprire il cassetto giusto dello schedario presente nel nostro cervello e recuperare il ricordo. Il secondo mito da sfatare: la memoria è come una fotocopiatrice, quando ricordiamo, vediamo riproduzioni fedeli e accurate degli eventi accaduti nel passato. 

Ecco non è così. La memoria si basa sulle associazioni, il cervello elabora un'esperienza nel momento presente e la collega con esperienze simili compiute nel passato. Queste esperienze passate influenzano quelle che stiamo vivendo, perché nel nostro cervello si creano delle connessioni reciproche fra una serie di neuroni. Quindi fondamentalmente, la memoria è il modo in cui un evento del passato ci influenza nel presente.

Ogni esperienza che facciamo determina l'eccitazione di determinati neuroni, questa attivazione crea connessioni con altri neuroni: sono queste connessioni a dare origine alle associazioni della memoria. Ciò significa che ogni singola esperienza che viviamo, positiva o negativa, letteralmente modifica la struttura fisica del cervello, perché i neuroni si collegano o si separano continuamente in base alle esperienze compiute.

I neuroscienziati dicono "i neuroni che si attivano insieme (in varie aree del cervello) si collegano insieme". Faccio un esempio: state guidando pensando ad andare al lavoro e alla radio parte una canzone che vi riporta al ballo della scuola superiore. Il sentire la canzone non si associa volentieri al momento attuale, ha una associazione molto più forte e stabile con il ballo della scuola.

Utilizzo lo stesso esempio per parlare del secondo mito da sfatare. Probabilmente siete sicuri dei dettagli e dei particolari di quel momento al ballo, ma se doveste rivedere il filmato di quel momento sarebbe sicuramente diverso dal vostro ricordo. Ogni volta che rievochiamo un ricordo, lo modifichiamo. Il recupero della memoria porta all'attivazione di un gruppo neuronale simile, ma non identico a quello creatosi al momento della registrazione del ricordo originale.

Questa lunga premessa è per riflettere su come e quanto le esperienze passate abbiano effetto sulla vita dei bambini.

Per tornare a quello che mi è successo in questo periodo, diversi bambini che hanno vissuto con me esperienze felici, (lo dico con immodestia, ne sono consapevole, ma lo dico perché ricordo quanto, sia io che i bambini in questione, siamo stati felici in quei momenti), hanno recuperato in questo periodo di quarantena ricordi che non recuperavano da tempo.

Sto parlando di un bambino che è stato con me dai suoi due mesi fino ai suoi tre anni, sono stata la sua educatrice. Ci sentiamo ogni tanto ma non ci vediamo da quasi un anno. Di punto in bianco, probabilmente spinto dal desiderio di uscire,  ha disegnato per me e ha ricordato quando da piccolo stavamo ore a guardare e giocare assieme alle galline (ricordi di cui non aveva mai parlato). Lo stesso bambino ha ricordato in questo periodo, il momento in cui l'anno scorso durante le vacanze a Pantelleria, ha potuto dipingere in libertà sulla carrozzeria della macchina dei titolari del hotel. 

Due bimbe, sorelle, di quattro e sei anni, alunne della scuola dell'infanzia dove lavoravo, hanno ricordato dei momenti di una gita di maggio 2019, gita a Posina in visita al Posenello, il folletto che si nasconde nei boschi, associando il fatto che sanno che io abito a Posina, con il desiderio di uscire e venire da me ed i bei ricordi di quella gita.

Una bimba di cinque anni, alunna della mia scuola, scartando l'uovo di Pasqua, ha ricordato delle attività sensoriali (stropicciare la carta dell'uovo di Pasqua, lanciarla, batterla, suonarla) e simboliche (trasformare le carte in vestiti, mantelli, cappelli) che abbiamo fatto assieme a scuola, con la musica in sottofondo e ridendo a crepapelle, ma che le avevo proposto non più di due volte. 

Per finire vorrei parlarvi delle memorie di una bambina, anche lei alunna della mia scuola, è sempre venuta volentieri a dipingere nel mio Closlieu (per approfondire clicca qui), ma non è tra quelli che si sbracciavano per chiedermi se toccava a lei dipingere, lei piuttosto mi guardava e mi faceva capire con lo sguardo pieno di gioia, quanto era felice quando la chiamavo. In questo periodo ha ripetutamente ricordato i momenti del "Gioco del dipingere", ha fortemente detto di voler tornare a scuola per andare espressamente in quella stanza, ha chiesto a sua madre di ricrearle dei momenti simili, appendendo un foglio e dipingendo, come potete vedere nella foto. 

Sono sicura che questo è accaduto anche perché, durante questa emergenza, io e questi genitori abbiamo tenuto viva la nostra presenza, ci siamo visti in video conferenza, ci siamo sentiti, ci siamo inviati video e attività divertenti da fare, abbiamo riproposto ai bambini attività fatte a scuola che sono sicura avevano registrato ricordi felici (come la chicken therapy, momenti in cui i bambini hanno potuto durante lo scorso anno scolastico conoscere, toccare, dare da mangiare, vivere delle galline).

Ma credo anche che i bambini (come noi del resto) abbiano bisogno di associare e rendere forti ricordi felici, questo li condiziona in modo positivo e li rende capaci di affrontare anche i momenti più difficili. 

Tutti abbiamo bisogno di ricordare attività dove siamo stati protagonisti, dove ci siamo meravigliati, dove abbiamo anche temuto per qualche istante, dove siamo stati senza fiato per le troppe corse. Abbiamo bisogno di stare bene, di giocare, di essere leggeri, di vivere la vita con serenità, di guardare alla vita dal lato positivo.

Questo non vuol dire negare le esperienze negative, anzi, vuole essere invece proprio un modo per poter rendere espliciti con i bambini, quindi parlarne, rendere reali e non negativi, gli accadimenti quotidiani, insegnare ai bambini a dare il giusto peso a quello che di negativo ricordano, aiutandoli a ricordare che assieme al negativo c'era sicuramente qualcosa anche di positivo.


Ah, dimenticavo, nessun bambino in questa quarantena e di nuovo ne sono immodestamente sicura, colorando dentro i bordi e compilando una scheda inviata dall'insegnante di scuola per fare didattica a distanza, ha ricordato (e quindi associato neuroni e quindi appreso...) un momento significativo del proprio passato. 


Per approfondire vi consiglio: 12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Daniel J. Siegel, Tina Payne Bryson, Raffaello Cortina Editore 


Memorie di una educatrice 

5 maggio 2020

Cosa pensa, cosa ricorda, di cosa si occupa una educatrice quando non fa quello per cui è nata?

E cosa prova una educatrice quando sa che probabilmente nell'immediato futuro non farà quello per cui è nata?

Io penso davvero di essere nata per stare con i bambini, per giocare con i bambini, per coccolare e farmi coccolare da loro. Nella mia vita più volte e per svariati motivi mi sono allontanata dai bambini e ci sono sempre ritornata.

Per più di metà della mia giornata mi sfiorano pensieri legati all'infanzia, o la mia, o all'infanzia che vivo ogni giorno quando lavoro, o temi legati all'infanzia, attività da fare, giochi da proporre, albi illustrati da leggere e da comperare, nuove teorie da studiare.

Penso agli ultimi di giorni di scuola prima del COVID19, ero stanca, è stato un periodo difficile, ma l'energia che mi arrivava dai bambini, che è comunque molto più di quella che tolgono, è un motore trainante, ti ricarica anche quando stai per spegnerti, ti riempie, ti mette alla prova costringendoti a migliorare.

Egoisticamente torno sempre dai bambini perché ho bisogno di loro, ho bisogno di questa energia, cerco di ripagarli per quello che offrono come posso e per quel che sono e che conosco.

Ed ora? Ora che sono così lontani? Ora che ci separa uno schermo di un video (che comunque è stata come una medicina positiva ugualmente)? Cosa pensa, cosa ricorda una educatrice?

Ricordo le risate, tante, squillanti, i balli scoordinati tutti assieme, le corse selvagge appena aperto il cancello del parco, gli sguardi che raccontano storie, le prime parole che raccontano storie, i pianti inconsolabili che raccontano storie...

Penso e ripenso al tocco delicato della mano di un bambino che cerca di infilarsi nella mia, gli abbracci forti dopo che ci si è corsi incontro, le braccia incrociate ed il musetto imbronciato perché gli è stato chiesto qualcosa che non va, gli occhi sgranati durante una lettura, le smorfie ai primi assaggi delle verdure, e le lingue che leccano i baffi quando abbiamo giocato con lo zucchero ed il cacao...

Ricordo i momenti in cui abbiamo bevuto il caffè d'orzo assieme, ognuno con una piccola tazzina di plastica, perché anche loro potessero bere "il caffè (da grandi) della Donatella".

Penso ai momenti in cui non sono riuscita a spiegarmi il comportamento di un bambino e sono riuscita a dirgli solamente "va tutto bene", "arrabbiati se vuoi", "piangi, sfogati", "io sono qui vicino"...

Penso che tutto questo ha contribuito e contribuisce ogni giorno a tenermi pulita, ad essere coerente, ad essere più forte, ad essere più fragile, ad essere preoccupata per un'infanzia che è sottoposta continuamente a prove che non meriterebbe.

...e che comunque affronta meglio di tutti noi adulti messi assieme, senza lamentarsi, chiedendo solo attenzione e vicinanza.

Non permetterò a nessuno di negarmi questa vicinanza, con la mascherina, con la visiera, con il camice da sala operatoria, separati da un video o in collegamento telefonico, ma vicino ai bambini, immersa nei bambini.

Sulla libertà dei bambini, prima, durante e dopo il COVID19

Articolo di Maria Pia Sala. 

Clicca qui per leggere l'articolo. 

29 aprile 2020

Ecco un mio nuovo articolo. Si parla molto di libertà, si rivendicano i diritti dei bambini al gioco con altri bambini, allo stare all'aria aperta e al tornare a scuola. Tutto molto giusto e molto bello... ma mi domando: ma prima del COVID19 i bambini avevano tutti questi diritti? Dov'erano fino a due mesi fa tutte le persone che adesso rivendicano questi diritti? Alcune di loro li hanno sempre rivendicati e continuano con la loro preziosa azione... ma tutti gli altri?

Son felice che questo COVID19 abbia cominciato a risvegliare le coscienze.

Buona lettura e se vi è piaciuto... condividetelo, grazie!


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...aspettando tempi migliori

30 marzo 2020

Negli ultimi dieci anni ho sentito moltissime volte questa frase "non ho mai tempo di fare quello che mi piace" oppure "devo lavorare, non ho tempo di stare con i miei bambini" oppure "devo lavorare perché i soldi non bastano mai, ma poi non tempo per godermeli". Io stessa, normalmente mi riempio la vita di attività lavorative, che mi danno una gioia immensa, perché hanno a che fare con i bambini, ma poi sento che mi manca il tempo...questo tempo che non posso comperare, che non posso creare ed aumentare a mio piacimento e che quando è andato non posso più riavere.

Ci ricasco sempre, non imparo mai, ogni volta che inizio una nuova avventura, una nuova attività lavorativa, non ce n'è per nessuno, meno che meno per me, 10, anche 12 ore consecutive presa a fare quello che mi piace ma che assorbe tutta la mia vita.

Ora sono a casa, forzatamente a casa, io come tutti voi. Ed il tempo? Lui scorre come sempre, passa senza nemmeno accorgersi che ci sono mamme e papà (tantissimi) che hanno ripreso in mano le redini della loro famiglia, che si sono accorti che i loro bambini non si annoiano anche se non vanno a scuola e se non hanno compiti da fare, che si sono stupiti dal fatto che i loro bambini sanno costruirsi un mondo fantastico pieno di avventure anche tra le 4 mura di casa. Il tempo non si rende conto che alcune mamme hanno finalmente portato a termine un qualcosa che da anni era rimasto chiuso in un cassetto, hanno trovato del tempo per leggere, loro da una parte ed i loro bambini a giocare tranquilli da un'altra, hanno smesso di correre e stanno rallentando...

Eppure il tempo è sempre quello...è vero che se stai aspettando qualcuno è infinito, mentre se stai vivendo un'emozione incredibile corre velocissimo, ma il tempo non rallenta e non accelera...

E allora? Allora, cosa sta succedendo? Non è che se vogliamo, anche nella normalità della nostra vita, il tempo c'è, basta ricavarcelo? Non è che se vogliamo, dobbiamo concentrarci di più sulle persone più care che abbiamo e sugli attimi di tempo da vivere con loro? Non è che se vogliamo, possiamo dedicare del tempo anche a noi? Sì certo! Certo che è così e farò di tutto, una volta finita questa emergenza ed aspettando tempi migliori di ricordarmelo e ricordarlo a tutti! 

© 2014 Insegnando s'impara di Donatella Zennaro

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